Roma. In un teatro vuoto, luogo metafisico dove giacciono pochi oggetti apparentemente abbandonati, una sorta di terra di nessuno, un’isola nel marasma della vita quotidiana, un uomo e una donna si incontrano, si scrutano, parlano dando vita a dialoghi dal ritmo serrato, a volte frenetico, a volte brillante, e a tratti inquieto e drammatico.
In una sorta di scanzonato thriller psicologico, i due si svelano in un progressivo crescendo di emozioni: dal riso al pianto, tra rivendicazioni, rammarichi, rimpianti e progetti.
L’uomo e la donna stanno recitando delle scene, o almeno dei frammenti di scene, che qualcuno ha scritto per loro, un non meglio identificato lui, nominato spesso dai due, che però non compare, non si vede e non si sente, una specie di Godot immanente che guida l’uomo e la donna attraverso un percorso di indagine interiore nelle loro vite private. Le schermaglie amorose dei due protagonisti, ricordano il conflitto tutto pirandelliano tra il dover essere qualcuno e il desiderio di essere altro da sé, un conflitto tra essenza e apparenza coniugato con i ritmi e gli stilemi della commedia.
Largo Italo Stegher, 2
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